Un grave problema finanziario affligge il Comune di Piedimonte Matese, con un buco di 19 milioni di euro. Questo deficit ha coinvolto direttamente i cittadini del comune, i quali ora si trovano a dover affrontare le conseguenze di questa situazione. Secondo i giudici della Corte dei Conti, Capaldo e Miranda, è necessario che l’ex sindaco Vincenzo Cappello, l’ex presidente del consiglio comunale Benedetto Maria Iannitti e i due revisori dei conti Luciano Bloisi e Antonio Cervo spieghino come sia stato possibile arrivare a questa situazione e perché non è stato fatto nulla per recuperare la somma attraverso il pagamento delle tasse da parte dei cittadini.

Alla base di questa situazione c’è un bilancio chiuso con una massa passiva alla fine del 2019. Tuttavia, secondo i magistrati, gli amministratori e i tecnici non hanno fatto nulla per evitare questo risultato. Inoltre, la guardia di finanza di Caserta ha sottolineato che non è stata applicata la spending review per ridurre gli sprechi e migliorare il bilancio, ma sono stati spesi ulteriori fondi. L’indagine della guardia di finanza è iniziata con lo screening di atti come i residui attivi, gli oneri di urbanizzazione e la riscossione delle imposte. Secondo l’accusa, sono state poche le azioni messe in atto per contrastare l’evasione fiscale da parte di alcuni cittadini che non hanno pagato le tasse locali. Se fosse stata adottata una politica più rigorosa, probabilmente non si sarebbe arrivati a un debito di 19 milioni di euro per il Comune.

Di conseguenza, ieri la guardia di finanza di Piedimonte Matese, guidata dal sottotenente Pasquale De Ruosi, su delega della Procura della Corte dei Conti Campania, ha notificato cinque inviti a dedurre. La Procura chiede che vengano comminate le sanzioni previste dalla legge a coloro che hanno contribuito al “fallimento” del Comune, tra cui anche l’incandidabilità, per dieci anni, alle cariche politiche. Secondo i pubblici ministeri contabili, i responsabili dell’ampliamento del deficit sono proprio i cinque citati. Da questo momento in poi, il sindaco e gli altri coinvolti, insieme ai loro avvocati, potranno rispondere alle accuse e “giustificarsi” davanti ai magistrati che decideranno se proseguire con le indagini e richiedere la restituzione di parte dei 19 milioni di euro da parte dei cinque, oppure archiviare l’inchiesta.

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