Quarantuno pagine dure che lascerebbero presagire ulteriori sviluppi investigativi sulla vicenda della presunta lottizzazione abusiva sull’isolotto de Li Galli. Venti di queste spiegano, nel dettaglio, il perché i giudici del Riesame hanno accolto il ricorso dell’ufficio giudiziario retto dal procuratore capo Giuseppe Borrelli e dal vicario Luigi Alberto Cannavale contro il provvedimento del gip che non dava seguito a tutte le richieste di sequestro presentate. Una ordinanza tecnica ma che lascerebbe ampi margini per approfondire alcune posizioni importanti. Ci sarebbero state, difatti, una serie di irregolarità che sarebbero andate avanti nel corso di decenni tra autorizzazioni non rilasciate, documenti mai presentati e mancate verifiche.

Due solo i controlli certificati, effettuati dai tecnici del Comune di Positano in collaborazione con la polizia municipale, e che risalirebbero al 2018 e al 2023. Sopralluoghi durante i quali sarebbero state verificate le irregolarità edilizie che avrebbero “stravolto” – scrivono i giudici – l’assetto urbanistico delle opere esistenti.

I primi abusi, ricordano però i giudici, sono del 1936 ad opera del proprietario dell’isola, il ballerino e coreografo russo Leonide Massine che si affidò al famoso architetto Le Corbusier. Lavori non autorizzati per i quali già allora sarebbero state presentate pratiche di condono poi mai regolarizzate. Da un lato la richiesta degli uffici comunali di altra documentazione mai presentata, dall’altro la mancanza di controlli nel corso dei decenni successivi.

Anche perché, scrivono i giudici, già nel 2012 il Comune di Positano avrebbe comunicato alla Li Galli di Giovanni Russo & C. un preavviso di diniego di condono edilizio invitandolo a presentare i documenti mancanti alla pratica. Intanto, negli anni precedenti, c’è stato un cambiamento nella proprietà dell’isola: nel 1998 gli eredi di Massine vendono gli immobili alla Ballet Monde Ag che stipula prima un contratto con i Russo di comodato d’uso fino al 2026 e poi, nel 2015 un atto di fusione tra le due società e i Russo diventano proprietari.

È il 2009 quando il Comune di Positano autorizza i Russo all’esercizio di attività di B&B ma i permessi riguardano la possibilità di svolgere un’attività economica all’interno di un immobile abusivo. Nel 2011 la società chiede l’autorizzazione a svolgere attività extralberghiera e, secondo i giudici del Riesame, qui ci sarebbe stato un altro errore: la valutazione dell’agibilità dell’immobile si intende rilasciata per silenzio assenso. Principio, questo, contestato dai giudici in quanto l’immobile, non essendo stato condonato, resta abusivo.

Di qui ulteriori indagini su carte e documenti fiscali da parte della guardia di finanza che fanno emergere fatture per la vendita di soggiorni sull’isola, con pensione completa, a 250mila euro a settimana. Fatture emesse verso società estere (Usa, Nuova Zelanda, Arabia Saudita, Svizzera, Inghilterra) e verso la Russo travel legata comunque ai proprietari dell’isola. Di qui la prova del nove: la società è finalizzata alla sola gestione dell’isola e non solo ad ospitare amici e parenti dei proprietari.

Poi altre irregolarità che sono ora al vaglio degli investigatori: la realizzazione di opere di urbanizzazione abusiva (strade, collegamenti pedonali, dissalatore), gestione dei rifiuti (su cui è aperto un altro filone investigativo), approdo ed ormeggi. Insomma, si è passati da un abuso residenziale (come quello realizzato da Massine) ad uno per fini turistici con vendite di pacchetti che producono un elevato reddito.

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