Vittime e giustizieri di Agropoli
Se si vuole attuare seriamente la riforma della giustizia, anziché pensare all’abolizione dell’abuso d’ufficio e altro, si dovrebbe eliminare immediatamente il cosiddetto “segreto istruttorio”. Questo è suggerito indirettamente da una ragazzina di 13 anni, figlia di Vincenzo Carnicelli e Annalisa/Annamaria Rizzo, la cui identità non è ancora chiara a causa della frenesia dei media di scrivere e/o parlare per primi rispetto agli altri. Con freddezza e fermezza straordinarie, la ragazzina non solo ha invitato tutti a non riportare varie sciocchezze, ma secondo me ha impartito una lezione straordinaria di serietà comportamentale a tutti coloro (magistrati, investigatori e persino semplici portantini o vigili urbani) che, come un fiume in piena, stanno riversando notizie di ogni tipo nella bocca vorace di una stampa desiderosa (spesso anche pagando la controparte!!) di riferire enormi sciocchezze pur di vincere quella squallida sfida di essere i primi a diffondere la notizia, qualunque essa sia.
Torno a ribadire e a chiedere cosa insegnano i soliti esperti del giornalismo italiano durante i corsi di formazione ai giovani giornalisti, che sono già distratti e presuntuosi; il presidente regionale Ottavio Lucarelli dovrebbe fare finalmente un salto di qualità e chiamare la “ragazzina di Agropoli” per tenere una lezione su come gestire la notizia, qualsiasi notizia. Potrebbe lanciare un nuovo modello operativo per un giornalismo più pulito e rispondente alle tradizioni secolari di questa professione.
Leggendo le cronache sui vari giornali, ho la convinzione che con il caso dell'”omicidio reciproco e/o duplice omicidio, ovvero omicidio-suicidio” di Agropoli, la stampa abbia raggiunto il massimo nella descrizione di dettagli che vanno ben oltre il rispetto assoluto del segreto istruttorio e costituiscono sicuramente una violazione costante di tale segreto. Cose che, ovviamente, non hanno nulla a che fare con il famigerato “interesse pubblico e/o di parte” nel conoscere nei minimi dettagli una vicenda già di per sé molto complessa.
Sicuramente non è colpa dei giornalisti che fanno il loro lavoro, ma di coloro che, noncuranti di tutto e tutti, mettendo a rischio le indagini stesse, rivelano (ripeto, spesso a pagamento) inarrivabili segreti istruttori.
Solo qualche mese fa, su ordine della Procura della Repubblica di Lagonegro, sono stato interrogato dai Carabinieri di Sala Consilina con l’accusa di “violazione del segreto istruttorio” per aver scritto nel 2019 fatti che, come ho detto nell’articolo, erano già stati pubblicati su “Il Mattino” riguardo allo scandalo che aveva coinvolto la chiesa valdianese in quel periodo. Una cosa assurda anche per un neofita; e mi sono chiesto se nel caso di Agropoli ci sarà almeno un “giudice con le palle” in grado di urlare al medico legale (o a chi per lui) che non devono uscire dettagli dopo l’autopsia, prima ancora di redigere la relazione, o di esortare tutti i presenti all’autopsia e coloro che sono intervenuti sul posto a osservare il massimo silenzio nel rispetto delle vittime e dei loro familiari.
Spero vivamente che ci sia, anche se so che è difficile, ma sperare non toglie niente a nessuno; poi però non dobbiamo lamentarci se il governo del Paese, per frenare l’emorragia di notizie, inizia dalla coda, cioè dalla stampa, che è il modo più rapido per cambiare qualcosa.
Vi lascio con le parole drammatiche scritte dalla “ragazzina di Agropoli” su Instagram: “La situazione che c’era in casa la so solo io e due o tre persone molto strette, e così dovrà essere, perché ci sono state troppe incomprensioni e notizie false e nessuno spiega la situazione come era. Alcuni dicono che ero a scuola e che il tutto sia successo alle 8, altri dicono che ero a casa e mi sono tagliata anche io, altri persino che mio nonno avrebbe detto ‘mia figlia voleva lasciarlo’. Vi assicuro che nessuno dice la verità. Non c’era alcuna forma di violenza in casa, chi conosceva mio padre sa quanto fosse buono, continuerò a dirlo nonostante le azioni che ha commesso perché so come era fatto papà, ma non aveva il diritto di fare quello che ha fatto. Mia madre aveva una vita davanti e una figlia da crescere, e ovviamente, anche mio padre doveva continuare a vivere. Vi chiedo di avere rispetto e di non essere invadenti, data la situazione poco piacevole. I miei angeli per sempre”.