Rinviata la sentenza per la bancarotta fraudolenta della Ifil. Il presidente del collegio ha deciso di aggiungere una data per permettere al pubblico ministero di replicare alla discussione del difensore di uno degli imputati, il deputato Piero De Luca. Durante la discussione animata e pungente, l’avvocato Andrea Castaldo ha cercato di evidenziare la mancanza di consapevolezza di De Luca riguardo al depauperamento della società. Secondo l’avvocato, De Luca non sapeva che quei soldi venivano prelevati dalla Ifil. Castaldo ha anche sostenuto che la posizione del figlio del governatore è stata esagerata, poiché esiste una chiara discrepanza tra il ruolo del suo assistito e l’importanza storica del caso di bancarotta. L’avvocato ha elencato tre punti fondamentali che scagionerebbero Piero De Luca: il fatto che non sia un socio occulto, la distrazione dei beni legata alla cortesia che chiedeva a Del Mese, e infine la qualificazione impropria della bancarotta. Castaldo ha anche criticato le “suggestioni del pm” e ha ironizzato sulla definizione di socio occulto, definendolo un “fantasma”. Ha quindi citato la perizia del consulente della procura Nigro, che ha affermato che le attività erano riconducibili solo a Mario Del Mese, senza interferenze di terzi. Castaldo ha anche ricordato le testimonianze della guardia di finanza che non avrebbero mai attribuito a Piero De Luca il ruolo di socio. Inoltre, ha sottolineato che la sentenza dichiarativa di fallimento non configura il concorso dell’extraneus nella bancarotta di Mario Del Mese. Infine, l’avvocato Castaldo ha menzionato le intercettazioni che, secondo lui, dimostrano un accanimento della Procura nei confronti di Piero De Luca e dei suoi familiari, senza però rivelare nulla di compromettente.
Per quanto riguarda le richieste del pm, sono state chieste due anni e due mesi di condanna per Piero De Luca e Giuseppe jr Amato, quattro anni per Luigi Avino, tre anni per Emilio Ferraro (ex socio di studio di Piero De Luca), due anni per Marianna Gatto e Valentina Lamberti, mogli di Amato e Del Mese. Mario Del Mese, nipote dell’ex deputato Udeur Paolo, e suo cognato Vincenzo Lamberti hanno invece scelto di patteggiare e sono stati condannati rispettivamente a sette mesi e un anno e sei mesi.