Recentemente, le cronache nazionali hanno riportato l’omicidio di un marito innocente perpetrato dalla moglie, che soffriva di gravi problemi psichici. Questa notizia non ha suscitato lo stesso clamore di altri casi, poiché non segue l’onda mediatica del “femminicidio”, molto in voga ultimamente. Tuttavia, ci autorizza ad approfondire il problema da un punto di vista legale grazie all’aiuto dell’avvocato Simone Labonia.

L’omicidio del coniuge, conosciuto come “uxoricidio”, è preso in considerazione dal codice penale come “omicidio aggravato o attenuato”, a seconda delle circostanze del reato, e viene punito con una reclusione da 24 a 30 anni. La qualità di coniuge della vittima è l’unico elemento preso in considerazione. L’abrogato articolo 587 del codice penale prevedeva una pena ridotta da 3 a 7 anni per chi causava la morte del coniuge in seguito a uno stato d’ira, determinato dall’offesa recata al proprio onore o a quello della famiglia. Questa disposizione si basava su una tradizione legislativa che, in passato, riconosceva un presunto diritto di uccidere attribuito al marito offeso, e che oggi deve essere assolutamente respinto.

In realtà, l’ipotesi dell’articolo 577 del codice penale affronta le circostanze aggravanti o meno relative al delitto di omicidio commesso in ambito familiare. L’ipotesi dell’articolo 587 del codice penale costituiva un titolo autonomo perché la causa d’onore e lo stato d’ira erano considerati elementi del reato.

Questo approfondimento ha valore per risolvere le controversie riguardanti le perplessità sulle motivazioni della norma. Tuttavia, allontaniamoci da inutili e dannose “guerre di genere” che non portano altro risultato se non quello di accentuare ulteriormente le divisioni tra uomini e donne, già tanto compromesse da una serie infinita di fattori, e cerchiamo di richiamare l’attenzione su un fattore basilare.

È necessario che i rapporti di coppia si basino sul “dialogo reciproco” e sulla comprensione delle esigenze di entrambi. È inutile demonizzare una delle due parti. L’unione spirituale e operativa della vita deve essere alla base di uno sviluppo della società tranquillo e proiettato verso un futuro sereno per le nuove generazioni.

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