Salvatore Cantiello, 54 anni, è stato condannato a trent’anni di carcere per l’omicidio di Nicola Cirillo, avvenuto nel luglio del 1997 a Casal di Principe.
La Corte di Cassazione ha reso note le motivazioni della sentenza, confermando il verdetto della corte d’assise d’appello di Napoli del 20 marzo 2023. La Suprema Corte ha confermato la premeditazione del delitto e ha escluso le attenuanti per la confessione di Cantiello, ritenendo che fosse parziale e utilitaristica, senza alcuna resipiscenza. Il verdetto è quindi stato confermato.
Cirillo fu ucciso nell’ambito della faida interna al clan dei Casalesi tra i gruppi Schiavone e Bidognetti. La volontà di eliminarlo era stata espressa dal capoclan Francesco Schiavone, detto Sandokan, ma l’esecuzione fu decisa solo il giorno prima dell’agguato.
I killer, come confermato da Cantiello stesso, erano a conoscenza delle abitudini di Cirillo. Lo intercettarono mentre si recava al lavoro e gli spararono diversi colpi di arma da fuoco mentre era fermo al semaforo di corso Umberto a Casale.
Questa sentenza rappresenta un importante passo avanti nella lotta alla criminalità organizzata e dimostra che anche dopo molti anni è possibile ottenere giustizia per i crimini commessi. La condanna di Salvatore Cantiello è un segnale forte che la giustizia italiana non dimentica e che i responsabili di atti criminali saranno perseguiti fino in fondo.
La faida tra i clan dei Casalesi ha causato numerosi lutti e ha gettato nell’ombra intere comunità. È importante che la giustizia continui a fare il suo corso e che i responsabili di questi crimini siano puniti adeguatamente.
Questa sentenza non riporterà in vita Nicola Cirillo, ma rappresenta una vittoria per la giustizia e un segnale di speranza per tutte le vittime della criminalità organizzata. È un messaggio chiaro che il sistema giudiziario italiano non si fermerà mai nella sua lotta contro la criminalità e che coloro che commettono atti violenti saranno puniti severamente.
È importante che la società nel suo complesso continui a sostenere le istituzioni nella loro lotta contro la criminalità organizzata. Solo attraverso un impegno comune possiamo sperare di debellare questa piaga che affligge il nostro Paese da troppo tempo.
La speranza è che queste sentenze possano servire come deterrente per coloro che pensano di commettere atti criminali. La giustizia italiana dimostra che non esiste impunità per chi si macchia di sangue e che prima o poi verranno scoperti e puniti.
È un segnale importante per tutti coloro che lavorano per contrastare la criminalità organizzata e un invito a non abbassare mai la guardia. La lotta contro la criminalità è una battaglia che va combattuta ogni giorno, con determinazione e fermezza.
La condanna di Salvatore Cantiello è un passo avanti nella ricerca della verità e della giustizia per Nicola Cirillo e per tutte le vittime della criminalità organizzata. È un segnale di speranza che la giustizia italiana continua a lavorare per rendere il nostro Paese un luogo più sicuro e giusto per tutti.