Riciclaggio e frode fiscale: 8 arresti e sequestro di beni per 11 milioni di euro

Questa mattina, militari del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza di Roma, con il supporto del Comando Provinciale di Caserta, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Napoli. L’ordinanza è stata richiesta dalla Direzione distrettuale antimafia e riguarda 8 persone accusate di appartenere a un’organizzazione che si occupa di riciclaggio di denaro, frode fiscale ed intestazione fittizia di beni, con l’aggravante di agevolare il clan dei Casalesi.

L’indagine ha raccolto prove a carico di un gruppo di imprenditori con base in provincia di Caserta, che si dedicava sistematicamente a reati tributari. I due soggetti che hanno diretto e organizzato l’attività del gruppo sono stati posti in custodia cautelare in carcere, mentre gli altri sei indagati sono stati posti agli arresti domiciliari.

Inoltre, su richiesta della Dda, il Gip ha disposto il sequestro preventivo di disponibilità finanziarie, beni mobili e immobili per un valore complessivo di oltre 11 milioni di euro. Sono stati sequestrati anche tutte le quote di partecipazione al capitale sociale e dei complessi aziendali di sei società coinvolte.

Secondo quanto emerso dalle indagini, attraverso una società di gestione e smaltimento di rifiuti intestata a un “prestanome” ma in realtà legata a una compagine familiare vicina al clan dei Casalesi, i proventi delle attività illecite venivano riciclati attraverso una rete di persone fisiche e giuridiche. L’impresa di smaltimento rifiuti, già oggetto di provvedimenti interdittivi antimafia in passato, avrebbe continuato ad operare nell’interesse del clan attraverso una nuova compagine.

La continuità gestionale e imprenditoriale tra la vecchia e la nuova compagine societaria avrebbe permesso all’organizzazione criminale di mantenere una delle sue attività imprenditoriali, eludendo le interdittive adottate dalle autorità. Durante le indagini è emerso che la società di smaltimento rifiuti avrebbe utilizzato numerose fatture per operazioni inesistenti, generando costi fittizi e riciclando gli utili aziendali attraverso un sistema complesso.

Diversi soggetti, ognuno con ruoli ben definiti, avrebbero effettuato movimentazioni finanziarie anomale, connesse alle fatturazioni per operazioni inesistenti emesse da società di comodo. L’obiettivo era far confluire somme di denaro su conti correnti bancari e postali, trasferendole anche all’estero (Bulgaria, Regno Unito, Polonia, Germania, Belgio, Lituania) o prelevandole in contanti, rendendo difficile l’individuazione della destinazione finale. Le indagini tecniche e bancarie hanno però permesso di rimpatriare gran parte dei capitali di provenienza illecita attraverso movimentazioni di denaro contante.

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