La tragica realtà delle carceri italiane continua a mietere vittime. Carmine, un uomo disabile di 58 anni, si è tolto la vita nella sua cella nel reparto dei detenuti “sex offender”. Questo è il quindicesimo suicidio di un detenuto dall’inizio dell’anno, un numero allarmante che evidenzia la crudeltà della detenzione in Italia.
Samuele Ciambriello, portavoce nazionale della Conferenza dei garanti locali dei detenuti, denuncia l’indifferenza della politica verso il problema delle carceri. Nonostante si parli di casi come quello di Ilaria Salis, imprigionata in Ungheria, nessuno sembra vedere ciò che accade nel nostro paese. La situazione è così grave che l’Italia detiene il triste primato di 15 suicidi in un mese e quattro giorni.
La sovrappopolazione carceraria continua a peggiorare la situazione, ma finora non sono stati fatti interventi significativi per risolvere il problema. L’unica menzione incidentale riguardo ai suicidi in cella è stata fatta dalla segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, che ha criticato il governo per il suo approccio populista alla giustizia.
Solo in Campania, quattro detenuti si sono tolti la vita dall’inizio del 2024. Aldo Di Giacomo, vicesegretario generale del sindacato della polizia penitenziaria, sottolinea la necessità di agire per porre fine a questa “strage di Stato” e per adempiere al dovere dello Stato di proteggere le vite umane.
La mancanza di educatori e psicologi nelle carceri è evidente. Persone come Carmine, con difficoltà esterne e disabilità, non trovano nessuno con cui parlare o con cui aggrapparsi per trovare una speranza di rieducazione. I suicidi in carcere coinvolgono persone di tutte le età, con una prevalenza tra i giovani e un alto numero di persone con problemi psichici e tossicodipendenza.
Nel corso del 2023, sono stati registrati 156 tentativi di suicidio nelle carceri della Campania. Inoltre, mancano personale qualificato come educatori e agenti di polizia penitenziaria. È necessario agire immediatamente per evitare ulteriori tragedie.
La situazione delle carceri in Italia è un problema urgente che richiede soluzioni concrete. Non possiamo permettere che questa “strage di Stato” continui. È necessario investire in risorse umane e migliorare le condizioni di vita dei detenuti, garantendo loro una reale possibilità di rieducazione. Solo così potremo porre fine a questa triste realtà.