Tragedia al centro di permanenza per il rimpatrio di Ponte Galeria a Roma. Un giovane di 22 anni, originario della Guinea, si è suicidato questa mattina, impiccandosi all’interno della struttura. La notizia ha scatenato la protesta degli altri ospiti, che hanno tentato di forzare le grate e lanciare sassi contro il personale presente. Le forze dell’ordine sono intervenute utilizzando lacrimogeni per riportare la situazione alla normalità. Durante gli scontri, due carabinieri sono rimasti lievemente feriti: uno ha riportato una slogatura alla caviglia, mentre l’altro è stato colpito da un sasso al polpaccio. Entrambi sono stati trasportati all’ospedale Sant’Eugenio per precauzione. In seguito, sono giunti sul posto anche i carabinieri della compagnia di Roma Ostia per rinforzare la situazione.

L’assessore capitolino alle Politiche del Personale, Andrea Catarci, ha commentato l’accaduto definendo i centri di permanenza per il rimpatrio come luoghi in cui si muore. Ha sottolineato la drammaticità della situazione del giovane guineano, che aveva manifestato in precedenza difficoltà e insofferenza e aveva chiesto di essere rimpatriato per prendersi cura dei suoi due fratelli minori. Purtroppo, ora non potrà più farlo. Catarci ha concluso affermando che non si può vivere in carcere e che i Centri di Permanenza per il Rimpatrio sono strutture inumane ancora irragionevolmente aperte a Ponte Galeria e in altre parti del Paese.

Questa tragedia mette ancora una volta in luce la problematicità dei Cpr e la necessità di trovare soluzioni più umane e dignitose per i migranti. È fondamentale che si ponga fine a questa situazione, garantendo ai migranti un’accoglienza adeguata e rispettosa dei loro diritti umani. Solo così si potrà evitare che altre persone perdano la vita in queste strutture.

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