La polizia penitenziaria ha svolto un’operazione brillante presso il carcere di Bellizzi, ad Avellino. La notizia è stata comunicata dal Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, attraverso Tiziana Guacci, segretario regionale della Campania, che ha espresso apprezzamento per l’alta professionalità dimostrata dai Baschi Azzurri coinvolti nell’operazione. Durante il controllo dei pacchi destinati ai detenuti, è stato scoperto un grande quantitativo di droga (hashish e cocaina) nascosto all’interno di due contenitori contenenti carne e melanzane.

Guacci ha sottolineato l’importanza dello scrupolo, dell’attenzione e della professionalità del personale di polizia penitenziaria, nonostante il fatto che lavorino con organico ridotto, sono riusciti a fermare l’ennesimo traffico illegale di droga. Ha evidenziato che nonostante la carenza di personale, la polizia penitenziaria continua imperterrita nella sua attività di prevenzione e repressione dei reati all’interno delle strutture carcerarie.

Donato Capece, segretario generale del SAPPE, ha espresso apprezzamento per il personale del carcere di Avellino e ha sottolineato che circa il 30% dei detenuti italiani è tossicodipendente e che più del 20% degli stranieri ha problemi di droga. Nonostante l’Italia abbia una legislazione all’avanguardia per quanto riguarda la possibilità che i tossicodipendenti possano scontare la pena all’esterno, ci sono ancora molti drogati detenuti in carcere. La polizia penitenziaria combatte silenziosamente ogni giorno per evitare la diffusione del traffico di droga all’interno delle carceri italiane, considerando anche l’alto numero di tossicodipendenti tra i detenuti.

Il leader del SAPPE ritiene preferibile che i detenuti tossicodipendenti, spesso condannati per spaccio di droga di lieve entità, scontino la pena fuori dal carcere, in comunità di recupero, per offrire loro l’aiuto necessario per uscire definitivamente dal tunnel della droga e non tornare a delinquere. Spesso, i detenuti tossicodipendenti sono persone che commettono reati a causa della loro malattia e quindi hanno bisogno di cure anziché di reclusione.

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