Il 5 febbraio dell’anno scorso, mentre era all’aeroporto di Malpensa ad aspettare Giulia che rientrava da Napoli, Alessandro Impagnatiello sul suo smartphone faceva ricerche sul “cloroformio”, qualche giorno dopo acquistato via internet sotto falso nome e poi ritrovato in cantina. Durante il processo, è emerso che sul cellulare dell’uomo erano state effettuate ricerche relative a “veleno per topi incinta” e “veleno per topi in gravidanza”. La difesa di Impagnatiello ha sottolineato l’importanza di approfondire la sua condizione psicologica. L’avvocato Samanta Barbaglia ha dichiarato che la valutazione delle sue condizioni psicologiche sarà oggetto di approfondimento e che il tema del topicida dovrà essere ulteriormente studiato. Durante l’udienza, Impagnatiello è apparso molto provato e ha pianto per tutto il tempo. L’esito dell’autopsia su Giulia e Thiago ha confermato la presenza di veleno per topi nel loro organismo. La madre di Giulia ha promesso di lottare per la verità e per la giustizia, mentre il padre ha dichiarato che nulla potrà restituire la figlia, ma che continueranno a gridare affinché sia fatta giustizia per Giulia e Thiago.

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