Il processo Aste Ok ha portato alla luce una serie di intercettazioni che hanno coinvolto l’avvocato Antonio Barone, accusato di aver avuto un ruolo in un patto per le aste con il gruppo Forte-Aprile e i Galdieri. Barone ha spiegato al pm antimafia Henry John Woodcock che il suo rifiuto di partecipare alle aste ad Avellino era dovuto al fatto che preferiva le procedure fuori regione. Ha chiarito di non essere interessato alle aste di Avellino e di non averne partecipate fino al 31 maggio per i millesimi di Montoro.

Barone ha anche parlato dei rapporti con la Forte e di una intercettazione in cui aveva detto che bisognava mettere le carte in tavola riguardo a un preliminare di compravendita dell’opificio. Ha spiegato che la sua società aveva avuto indicazioni da Aprile e che si fidava di lui. Ha ammesso di aver violato le prescrizioni riguardanti i domiciliari ma ha sottolineato di non essere mai evaso.

Durante l’udienza, Barone è stato interrogato sulle sue relazioni con Aprile e sulla sua collaborazione con la Forte. Ha negato di avere avuto un accordo con loro e ha chiarito che la sua partecipazione alla conceria di Solofra è stata dettata dalla necessità di evitare un danno economico. Ha raccontato di come Aprile volesse staccarsi dalla Forte e di come abbiano costruito insieme una società per partecipare alle aste al Nord.

Infine, Barone ha espresso il suo pentimento per aver violato la legge e ha ammesso di aver commesso degli errori. La prossima udienza è prevista per il 23 febbraio, durante la quale verranno ascoltati nuovi testimoni e si definirà l’esame dell’avvocato Barone. Sembra che la verità su questa complicata vicenda debba ancora emergere completamente.

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