Lo scandalo legato al traffico illecito di rifiuti tra l’Italia e la Tunisia ha portato all’arresto di un funzionario della Regione Campania e ad altre 10 persone sottoposte a misure cautelari. In totale sono 16 gli indagati per aver esportato illegalmente rifiuti speciali verso la Tunisia, con una quantità di 891 tonnellate spedite in 70 container nel 2020. La vicenda è emersa grazie all’intervento di un deputato tunisino, che ha scritto alla Regione Campania e al Governo 5 Stelle. Nonostante le denunce, la risposta delle istituzioni è stata superficiale e tardiva.

Un accordo tra la Tunisia e la Regione Campania ha portato al rientro di circa 6000 tonnellate di rifiuti, tra cui materiale combusto, depositati presso una base militare in provincia di Salerno. Le proteste della comunità locale sono state ignorate dalle autorità, che hanno minimizzato l’impatto della situazione. In Tunisia, l’accaduto ha causato dimissioni e rimozioni dal ruolo di importanti funzionari, mentre in Italia le responsabilità sembrano ricadere solo su un funzionario regionale e alcuni imprenditori.

Il giudice del Tribunale di Potenza ha evidenziato la negligenza dei funzionari della Regione Campania, che avrebbero dovuto verificare le autorità competenti prima di autorizzare l’esportazione dei rifiuti. Se fosse stata fatta un’istruttoria accurata, si sarebbe scoperto che alcuni rifiuti non erano recuperabili, evitando così lo scandalo. Mentre in Tunisia si sono presi provvedimenti immediati, in Italia sembra che il problema sia stato sottovalutato, lasciando che solo pochi individui paghino le conseguenze di un traffico illecito che coinvolge più persone e istituzioni.

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