Un uomo è stato ricoverato nel 1985 per una frattura al femore e, a causa di una trasfusione, ha contratto l’epatite C che lo ha portato alla morte nel 2015. La sentenza ha stabilito che il Ministero della Salute dovrà pagare oltre 171mila euro alla moglie dell’uomo e ai quattro figli della coppia, oltre a un ulteriore risarcimento per danno biologico terminale e catastrofale. Complessivamente, si tratta di più di un milione di euro, oltre alle spese legali e al consulente tecnico d’ufficio.

Il legale della famiglia ha spiegato che i familiari hanno deciso di adire il tribunale per ottenere il risarcimento per i danni fisici e morali subiti a causa della trasfusione e della morte dell’uomo. Dopo un lungo iter processuale, il tribunale di Napoli ha riconosciuto la colpevolezza del Ministero della Salute per omissione di controllo sul sangue e ha condannato l’ente al pagamento dei danni.

Secondo l’avvocato della famiglia della vittima, la vittoria in tribunale non potrà riportare in vita il loro caro, ma sancisce la responsabilità dello Stato per le morti causate da sangue infetto. Ora l’obiettivo è spingere il Ministero a pagare il risarcimento ottenuto in tempi brevi.

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