L'esterno del carcere di Santa Maria Capua Vetere, Caserta, 13 giugno 2020. Un rivolta dei detenuti, sarebbe in atto nell'istituto di pena che in questi giorni è al centro di polemiche riguardanti un'inchiesta su presunti pestaggi che sarebbero avvenuti lo scorso 6 aprile. Secondo quanto si apprende da fonti sindacali la rivolta è scoppiata nel reparto Danubio. Ieri, nell'infermeria dell'istituto sei agenti sono stati aggrediti da detenuti extracomunitari. ANSA / CESARE ABBATE

Santa Maria Capua Vetere, una città ricca di storia e tradizione, ma purtroppo anche di cronaca nera. Recentemente, cinque detenuti sono stati accusati di aver violato le regole carcerarie utilizzando cellulari non autorizzati e mantenendo contatti con l’esterno.

L’indagine è partita nel 2020, quando la polizia penitenziaria ha scoperto la presenza di telefoni nelle celle dei detenuti. Grazie alle intercettazioni, è stato possibile identificare i responsabili di questo illecito. La Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere ha emesso il decreto che dispone il giudizio per questi detenuti di origine siciliana e calabrese.

Durante il processo, l’avvocato dei tre imputati ha sollevato una questione preliminare riguardante la procedura giudiziaria, sostenendo che il reato avrebbe dovuto essere trattato diversamente. Questo ha portato gli atti a tornare in Procura per il decreto di citazione a giudizio.

Purtroppo, questo non è un caso isolato nella regione Campania, dove le carceri sono spesso teatro di traffico di droga e cellulari. La polizia penitenziaria è costantemente impegnata nel contrastare questi fenomeni, che spesso coinvolgono anche l’utilizzo di droni per introdurre illegalmente oggetti nelle prigioni.

È importante che situazioni del genere vengano affrontate con determinazione e che vengano adottate misure per garantire la sicurezza e il rispetto delle regole all’interno delle carceri. Soltanto così si potrà contrastare efficacemente il dilagare di comportamenti illeciti e illegali.

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