Nicola Schiavone, imprenditore settantenne, si è presentato al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere per affrontare le accuse di infiltrazione della camorra casalese nei subappalti di Rfi. Schiavone ha ricordato la sua lunga amicizia con Francesco Schiavone, ex capo della mafia casalese, ma ha sottolineato che si tratta di un legame risalente a decenni fa. Ha parlato della collaborazione avuta con Schiavone negli anni Ottanta, sottolineando che da allora non vi è stato alcun rapporto. Ha anche respinto le accuse di essere stato il “lievito madre” dell’impero di Sandokan, negando qualsiasi coinvolgimento con capitali mafiosi. Durante l’udienza, Schiavone ha ribadito la sua estraneità alle accuse e ha sottolineato la sua assoluzione in un precedente processo. L’inchiesta condotta dal pm Graziella Arlomede ha portato in aula testimoni dell’accusa, tra cui commercialisti e carabinieri, che hanno evidenziato la presunta trama di società coinvolte in attività illecite legate alla manutenzione ferroviaria. Nicola Schiavone si è dichiarato sereno e fiducioso nel corso del processo, affermando la sua estraneità alle accuse e la sua volontà di far luce sulla verità.

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