Il giorno successivo alla sentenza del Tar sui lavori alla falesia a Marina di Camerota, le reazioni non si sono fati attendere da parte di coloro che si sono opposti agli interventi eseguiti dal sindaco Mario Scarpitta sul costone roccioso sovrastante la strada costiera. I giudici hanno dichiarato illegittimi tali interventi e hanno respinto integralmente il ricorso del sindaco contro il provvedimento della Soprintendenza che ordinava la sospensione dei lavori. Questa decisione ha soddisfatto il vice presidente della camera dei deputati Sergio Costa e il consigliere regionale Michele Cammarano del M5S, che hanno dichiarato che la sentenza conferma le loro preoccupazioni riguardo al danno ambientale e paesaggistico causato dalla polverizzazione di un elemento di inestimabile valore naturalistico. Le falesie e le grotte di Camerota sono parte del patrimonio Unesco e sarà necessario vigilare affinché simili episodi non si ripetano per salvaguardare i tesori naturali della zona.
L’avvocato Pasquale D’Angiolillo, che ha rappresentato il sindaco Scarpitta al Tar, ha dichiarato che ci sono i presupposti per appellarsi al Consiglio di Stato, ma spetta al primo cittadino decidere se procedere o meno contro i tre Ministeri coinvolti nel ricorso. Secondo l’avvocato, gli interventi eseguiti sul costone roccioso sono stati conformi alle norme vigenti e il Tar ha valutato solo i contenuti dei provvedimenti della Soprintendenza senza considerare i verbali redatti in Prefettura con la presenza dei vigili del fuoco e del Genio civile che attestavano la pericolosità della strada e la necessità di intervenire con urgenza.
L’associazione Italia Nostra, che si era costituita contro il ricorso del Sindaco, si è detta soddisfatta solo in parte della sentenza. La presidente Teresa Rotella ha dichiarato che, sebbene sia stata riconosciuta l’illegittimità delle demolizioni sulla falesia, bisognava intervenire prima che diventasse una cava di pietre. Si chiede ora chi pagherà i danni arrecati al paesaggio, ai cittadini e al Cilento.