Un caso di frode nel mondo del vino ha finalmente visto la sua conclusione dopo dieci anni di indagini. La Corte di Cassazione ha confermato l’associazione a delinquere finalizzata alla frode nel caso dell'”Operazione Bacco”, in cui una banda acquistava vino in cartone di bassa qualità, lo manipolava aggiungendo zuccheri ed alcool, per poi venderlo come vini pregiati come Sassicaia, Brunello di Montalcino e Chianti.

Le bottiglie contraffatte erano vendute a enoteche e ristoranti in Toscana, generando un giro di affari di circa 400mila euro. Le indagini hanno rivelato che circa 4.200 bottiglie erano coinvolte nella truffa, con annate che andavano dal 2010 al 2015.

La banda aveva pianificato tutto nei minimi dettagli, aggiungendo zuccheri e alcool al vino in cartone per modificarne il gusto, imbottigliandolo in un’azienda di Empoli e completando il tutto con etichette e fascette ministeriali contraffatte. Il piano è stato scoperto quando il proprietario di un’enoteca di Firenze ha notato delle incongruenze nelle bottiglie di Sassicaia e ha chiamato i carabinieri.

Grazie a intercettazioni e telecamere, è stato possibile ricostruire l’intera filiera della banda, che non si limitava solo alla Toscana ma aveva anche vendite internazionali in paesi come la Costa Rica. Clienti stranieri, soprattutto cinesi, coreani e russi, avrebbero acquistato i vini falsificati a prezzi molto più bassi rispetto agli originali.

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna a un anno e sei mesi di reclusione per uno dei membri della banda, residente tra la Toscana e la Campania. Questa sentenza segna la conclusione di un caso che ha scosso il mondo del vino italiano per anni.

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