Dall’indomani della Seconda Guerra Mondiale, il lembo di terra che si volge ad Oriente tra due storie ininterrotte di popoli è diventato il crocevia dei destini di tutti i popoli del pianeta. Questo lembo di terra, che avrebbe dovuto essere la Palestina, è diventato il pretesto per una spirale infinita di morte in nome di una religione capace di fomentare odio. I conflitti che hanno interessato l’area mediorientale affondano le radici nell’odio atavico tra islamici ed ebrei, con guerre sante e azioni militari che non erano altro che un pretesto per impossessarsi del petrolio.

Da un lato c’è Israele e il blocco occidentale, che si sente costantemente in debito verso gli ebrei, dall’altro ci sono i Paesi dell’Islam, tra cui la Palestina, non riconosciuta come Stato da Israele. Questo ha portato a una situazione in cui Israele ha lentamente cancellato lo Stato della Palestina, tenendo il popolo in ostaggio in un angolo di terra organizzato come campi di detenzione.

La repressione continua esercitata da Israele nei confronti della Palestina ha contribuito alla proliferazione di organizzazioni terroristiche come Hamas, che hanno adepti in tutto l’Islam estremo. Il silenzio assenso dell’Occidente, in particolare degli Stati Uniti, ha avallato la repressione israeliana, garantendosi un piede nel Medio Oriente e un alibi per intraprendere azioni militari.

La situazione attuale sta sfuggendo di mano, con attori come l’Iran, la Russia e la Cina che si sono inseriti nel conflitto. Una eventuale risposta di Israele all’Iran potrebbe scatenare un conflitto di dimensioni incontrollabili. Gli USA si sono dovuti piegare al dictat di Netanyahu per una ulteriore offensiva a Rafa, mettendo a rischio una vera e propria apocalisse.

Per troppo tempo si è lasciato Israele agire senza limiti, autorizzando ogni azione militare e avanzata mirata a sottrarre terra ai palestinesi. L’Occidente, nonostante l’ONU, ha avallato tali azioni, non redimendosi dai crimini nazisti. È necessario porre fine a questa situazione e trovare una soluzione diplomatica per evitare una catastrofe imminente.

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