Gli appalti pubblici sono da sempre un terreno fertile per infiltrazioni mafiose e criminali, un fenomeno che purtroppo non accenna a diminuire. Recentemente, la Direzione Investigativa Antimafia ha eseguito un decreto di sequestro preventivo d’urgenza nei confronti di un’azienda coinvolta in appalti pubblici, sospettata di avere legami con il clan dei Casalesi, fazione Zagaria.
L’indagine ha portato alla luce gravi indizi che dimostrano come l’azienda in questione abbia fittiziamente intestato le proprie quote e rappresentanza per preservare gli interessi economici di individui legati alla criminalità organizzata. In particolare, si è scoperto che la società, formalmente aggiudicataria di nuovi appalti pubblici, è in realtà strettamente legata a un’altra società precedentemente sottoposta a sequestro per essere uno strumento economico del clan dei Casalesi.
Gli investigatori hanno evidenziato come la società abbia adottato artifici per aggirare la normativa antimafia e sottrarsi a possibili misure di prevenzione, come la fissazione di una sede legale fittizia a Roma. Nonostante ciò, l’azienda è riuscita ad aggiudicarsi diversi appalti pubblici, alcuni dei quali finanziati con fondi del Pnrr, nelle province di Napoli e Caserta.
Il provvedimento di sequestro eseguito dalla Dia ha colpito un’azienda della provincia di Caserta, già sotto sequestro, il cui amministratore giudiziario è ora indagato per non aver adottato i necessari strumenti di controllo per la gestione dei mezzi e delle attività affidati alla sua custodia. Questo per garantire la corretta esecuzione di un appalto che prevedeva la ristrutturazione di un bene confiscato alla camorra per fini sociali.
Il coordinamento tra le attività preventiva di controllo del Prefetto Michele di Bari e quelle giudiziarie del Procuratore Nicola Gratteri ha permesso di portare alla luce queste infiltrazioni criminali negli appalti pubblici. È fondamentale continuare a vigilare su questo settore per garantire la trasparenza e l’onestà nelle procedure di appalto e impedire che la criminalità organizzata possa trarre profitto da queste attività.