Il processo delle aste giudiziarie denominato “Aste Ok” si è chiuso con solo tre condanne. Secondo l’avvocato Roberto Vetrone, difensore di una coppia di esecutati di Montoro, la decisione del Collegio Penale del Tribunale di Avellino non rappresenta una sconfitta dell’accusa e delle parti civili, ma mette in luce il quadro indiziario su cui si basava l’accusa. L’ordinanza dei giudici ha evidenziato la presenza di un’organizzazione criminale che agiva nel capoluogo irpino con condotte tipiche del reato 416 bis del Codice Penale, comprese estorsioni e intimidazioni. Questo processo ha rivelato la presenza di azioni intimidatorie di matrice anonima, che potrebbero essere ancora attive in contesti legati alle organizzazioni criminali. È importante che la fiducia nelle istituzioni, la denuncia dei cittadini e l’informazione della stampa libera possano contrastare e sconfiggere il malaffare.

Anche l’avvocato Francesco Saverio Pugliese, rappresentante della parte civile SOS Impresa, ha sottolineato l’importanza della conclusione del processo “Aste Ok” per porre fine a vicende incresciose che hanno coinvolto la città di Avellino. È emerso che un clan di stampo camorristico ha operato nel comune e nel suo interland, compiendo attività estorsive e turbative d’asta ai danni di imprenditori e privati cittadini. Nonostante il quadro accusatorio non sia stato condiviso dai giudici, è necessario continuare a vigilare e ad agire per garantire la tutela delle vittime e la giustizia.

Gli avvocati degli altri imputati esprimono fiducia nella magistratura e negli organi competenti, auspicando che la giustizia venga fatta per tutelare le vittime e risarcire i danni subiti a causa di azioni criminali. Resta quindi la speranza che, nonostante le assoluzioni e le condanne limitate, la verità possa emergere e le responsabilità vengano appurate nel rispetto della legge e della giustizia.

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