La perizia del tribunale su Adalgisa Gamba ha finalmente portato alla luce importanti dettagli sul terribile evento che ha scosso la comunità di Torre del Greco. La donna, accusata di aver ucciso il proprio figlio di due anni e mezzo annegandolo nelle acque di via Calastro, è stata dichiarata incapace di intendere e volere dagli esperti.
Secondo i professori Giuseppe Sartori, Pietro Pietrini e Stefano Ferracuti, la donna si trovava in una condizione di psicosi reattiva breve al momento del terribile gesto, che le impediva di comprendere appieno le conseguenze delle sue azioni. Inoltre, i periti affermano che la madre avrebbe potuto compiere gesti estremi come il suicidio, se non fosse stata fermata in tempo.
Il risultato della perizia conferma la tesi difensiva del legale di Adalgisa Gamba, che aveva parlato di un caso di depressione post partum. Questo disturbo mentale, secondo gli esperti, avrebbe potuto portare la donna a compiere altri atti pericolosi, ma non giustificava la sua detenzione in carcere.
Attualmente, si sta valutando la possibilità di curare Adalgisa Gamba presso la propria abitazione, attraverso le strutture competenti per il territorio. I superperiti ritengono che il grado di pericolosità sociale della donna non sia così elevato da richiedere la sua permanenza in carcere.
Questo tragico caso mette in luce l’importanza di riconoscere e trattare tempestivamente i disturbi mentali, al fine di prevenire eventi drammatici come quello avvenuto a Torre del Greco. La speranza è che Adalgisa Gamba possa ricevere l’aiuto di cui ha bisogno per superare questa terribile tragedia e ricominciare una nuova vita.