La Polizia Penitenziaria ha eseguito un’operazione di arresto su ordine del giudice presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere ai danni dei fratelli Mario e Sara Borrata. Mario, già detenuto e soggetto a misure restrittive, è stato nuovamente tratto in arresto, mentre Sara è stata posta agli arresti domiciliari. Entrambi sono accusati di corruzione, ricettazione e accesso illecito a dispositivi di comunicazione da parte dei detenuti.
Il caso riguarda l’ex garante dei detenuti della provincia di Caserta, Emanuela Belcuore, recentemente accusata dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere di aver favorito Mario Borrata, detenuto nel carcere locale per omicidio e legato al clan dei Casalesi. In cambio di denaro e lussuose scarpe fornite da Sara Borrata, gestore di un negozio di abbigliamento a Casal di Principe, Belcuore avrebbe compiuto atti illeciti a favore del detenuto.
Belcuore ha già patteggiato una condanna a un anno e dieci mesi per corruzione e rivelazione di segreto d’ufficio. Le indagini condotte dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere, coordinate da Pierpaolo Bruni e condotte dagli investigatori del Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria, hanno confermato le accuse nei confronti della Belcuore. Si è scoperto che la garante avrebbe comunicato informazioni riservate a Borrata tramite telefono cellulare introdotto illegalmente in carcere, permettendogli di evitare controlli. Inoltre, avrebbe tentato di influenzare positivamente il percorso carcerario del detenuto, cercando di ottenere favori dalla direttrice del carcere e dal magistrato di sorveglianza, senza successo.
La vicenda ha sollevato molte polemiche e ha evidenziato la necessità di rafforzare i controlli e le misure di sicurezza all’interno delle istituzioni carcerarie per prevenire episodi di corruzione e favoritismi. La giustizia dovrà fare il suo corso per garantire che simili comportamenti non restino impuniti e che venga ripristinata la legalità all’interno del sistema penitenziario.