Far tornare in carcere un ottantenne, come è accaduto a Caserta, è un gesto che ha sollevato molte polemiche. Secondo il sindacato di Polizia Penitenziaria-S.PP., questa decisione è stata definita come “pura follia”. Il segretario generale, Aldo Di Giacomo, ha sottolineato che, considerando il sovraffollamento e l’emergenza sanitaria nelle carceri, sarebbe stato più umano e sensato lasciare l’ottantenne agli arresti domiciliari.

Il caso dell’ottantenne non è isolato, infatti ci sono molti detenuti anziani nelle carceri italiane. Secondo i dati forniti dal sindacato, nel 2023 c’erano 1.208 detenuti con più di 70 anni e 4.835 detenuti tra i 60 e i 69 anni. Questo porta a grandi problemi di assistenza sanitaria e cura, considerando che la maggior parte degli anziani detenuti ha problemi di salute.

Le malattie più comuni tra i detenuti anziani sono quelle infettive, i disturbi psichiatrici, le malattie osteoarticolari, cardiovascolari, metaboliche e dermatologiche. Inoltre, molti detenuti anziani assumono farmaci per problemi di salute, compresi sedativi, ipnotici e stabilizzanti dell’umore.

Il sindacato ha sottolineato che i magistrati dovrebbero tenere conto di queste condizioni e evitare di aggravare ulteriormente la situazione dei detenuti anziani. Infatti, la detenzione per loro è particolarmente difficile, soprattutto considerando la carenza di personale sanitario e il lavoro aggiuntivo che il personale penitenziario deve svolgere per assistere gli anziani detenuti.

In conclusione, è necessario adottare politiche più umane e sensibili nei confronti dei detenuti anziani, garantendo loro una detenzione dignitosa e rispettosa delle loro condizioni di salute.

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