Il caso dei Casalesi in Toscana ha portato la Procura di Firenze a chiudere le indagini su un presunto “sodalizio” dedito a reati finanziari, con l’aggravante di aver favorito il clan dei Casalesi. Sono 18 gli indagati, tra imprenditori e società, provenienti da diverse province italiane.
Le indagini, condotte dalla Guardia di Finanza di Firenze e Vicenza su delega della DDA fiorentina, hanno rivelato l’esistenza di un gruppo imprenditoriale “contiguo al clan dei Casalesi”, attivo su tutto il territorio nazionale ma con una forte presenza in Toscana.
Al centro delle indagini c’è un imprenditore edile di Casaluce, già condannato per estorsione aggravata dal metodo mafioso, che avrebbe riciclato almeno 300mila euro provenienti da attività illecite del clan dei Casalesi. L’uomo, trasferitosi a Grosseto, avrebbe utilizzato prestanome e società per reinvestire il denaro sporco.
Gli indagati sono accusati di una serie di reati, tra cui impiego di denaro di provenienza illecita, emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, trasferimento fraudolento di valori e bancarotta fraudolenta. Le indagini hanno inoltre evidenziato un’ipotesi di bancarotta fraudolenta ai danni di una società con sede a Verona.
L’imprenditore di Casaluce e altri indagati, sempre vicini ai Casalesi, avrebbero depauperato la società per un valore di circa 5 milioni di euro, distruggendo denaro, materiali, attrezzature e contratti d’appalto a favore di altre imprese a loro riconducibili.
L’avviso di conclusione delle indagini è stato notificato anche a due società con sede a Grosseto, accusate di aver agevolato l’attività del sodalizio camorristico. Con la chiusura delle indagini, la Procura di Firenze si appresta a chiedere il rinvio a giudizio degli indagati.