Il redditometro, strumento fiscale utilizzato per contrastare l’evasione, ha sollevato recentemente un dibattito intenso dopo l’introduzione di nuovi parametri. Tuttavia, la decisione del governo di fare marcia indietro ha sollevato dubbi sull’efficacia e sulle criticità di questo strumento.
L’avvocato Simone Labonia spiega che il redditometro è un metodo utilizzato dall’Agenzia delle Entrate per stimare il reddito presunto dei contribuenti basandosi sulle loro spese. Queste variabili includono il possesso di beni di lusso, il numero di immobili, le spese per viaggi e beni di consumo. La comparazione tra il reddito dichiarato e le spese sostenute può rivelare discrepanze indicative di evasione fiscale.
La nuova applicazione ha introdotto ulteriori parametri, come le spese relative all’educazione, alla salute e ai servizi di intrattenimento, grazie all’utilizzo di tecnologie avanzate di data mining e big data. L’obiettivo principale è ridurre l’evasione fiscale per garantire una maggiore equità fiscale e migliorare la percezione di giustizia tra i cittadini.
Tuttavia, l’uso intensivo di dati personali ha sollevato preoccupazioni sulla privacy, con cittadini che temono una violazione della loro riservatezza. Inoltre, esiste il rischio di errori nel determinare un reddito presunto superiore a quello reale, penalizzando ingiustamente i contribuenti e aumentando la pressione fiscale sui cittadini onesti.
Di fronte a queste criticità, il governo ha deciso di ritirare l’applicazione estensiva del redditometro, ma non di abbandonarlo completamente. Si prevede una revisione dei criteri di applicazione e delle modalità di raccolta dei dati, con misure più trasparenti e rispettose della privacy. Inoltre, si punta a una maggiore collaborazione con i contribuenti per ridurre al minimo errori e ingiustizie.