Lo smaltimento illegale dei rifiuti è un problema che purtroppo persiste in molte parti d’Italia, causando danni all’ambiente e alle istituzioni coinvolte. Recentemente, un’inchiesta condotta dalla Direzione distrettuale Antimafia di Napoli ha portato alla luce un grave caso di traffico illecito di rifiuti speciali, con costi che superano il mezzo milione di euro.

Il cuore dell’organizzazione criminale sembra essere stato individuato nel tritovagliatura di Tufino, dove oltre mille tonnellate di rifiuti speciali sono stati smaltiti illegalmente. Gli indagati, residenti tra Napoli, Salerno, Avellino e Benevento, sono accusati di associazione per delinquere, furto aggravato e corruzione. Tra di loro, ci sono dipendenti di cooperative e aziende coinvolte nel trasporto e nello smaltimento dei rifiuti, che avrebbero agito in modo coordinato per eludere i controlli e lucrare illegalmente.

L’inchiesta ha rivelato un sistema ben organizzato, con ruoli precisi e complicità tra diversi soggetti, come autisti, addetti alla pesa e mediatori tra aziende e trasportatori. Grazie a questa rete criminale, i rifiuti non venivano registrati nei registri dello stabilimento e venivano scaricati senza permessi, causando danni all’ambiente e alle istituzioni coinvolte.

Gli inquirenti hanno individuato figure chiave, come Michele Salvatore Esposito e Giuseppe D’Elia, che avrebbero coordinato le attività illecite. Oltre a loro, sono finiti ai domiciliari diversi dipendenti delle aziende coinvolte, accusati di aver partecipato al traffico illecito di rifiuti speciali.

L’inchiesta ha portato anche al sequestro delle quote di due aziende coinvolte e degli autocompattatori utilizzati per lo smaltimento illegale dei rifiuti. Si tratta di un duro colpo contro il traffico illecito di rifiuti, che speriamo possa contribuire a contrastare questa forma di criminalità ambientale che minaccia il nostro territorio.

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