Nella serata di domenica scorsa, gli agenti della squadra mobile hanno lavorato a stretto contatto con i mediatori culturali per cercare di ottenere informazioni dai superstiti dei due naufragi arrivati a Salerno. L’obiettivo era individuare la presenza di scafisti a bordo dei gommoni intercettati dalla nave Geo Barents di Medici senza frontiere. Purtroppo, le risposte ricevute non hanno portato a risultati positivi.
Degli 84 migranti sbarcati a Salerno, solo una giovane ragazza eritrea di diciassette anni è rimasta in provincia. La ragazza viaggiava da sola e stava cercando di raggiungere un parente in Belgio. Questa situazione ha incuriosito sia i soccorritori che l’assessore alle Politiche sociali, Paola de Roberto. La ragazza sembrava stanca e spaventata, ma non presentava segni di violenza o tortura.
Si è scoperto che la giovane aveva viaggiato insieme a una coppia e al loro bambino di un anno, tutti partiti dall’Eritrea. Dopo essere arrivata a Salerno, la ragazza si è nascosta per la paura di separarsi dalla famiglia con cui aveva condiviso il viaggio. Tuttavia, una volta tranquillizzata, ha raccontato di aver intrapreso il viaggio per ricongiungersi ai suoi familiari in Belgio.
Attualmente, la ragazza è l’unica rimasta nel Salernitano. Gli altri minori non accompagnati sono stati trasferiti in strutture nelle città capoluogo della Campania, mentre gli altri migranti sono stati portati nei centri di accoglienza in Calabria. Alcune persone sono state ricoverate in ospedale per ustioni dovute alla miscela di combustibile e acqua di mare.
L’arrivo dei migranti a Salerno è stato il 34° sbarco nel porto, che celebra il decimo anno di accoglienza. L’assessore Paola de Roberto ha sottolineato l’importanza di garantire un’accoglienza adeguata ai migranti, ma ha anche espresso la speranza che l’estate non diventi troppo calda come in passato.
Medici senza Frontiere ha evidenziato storie di violenza subite dai migranti in arrivo a Salerno, soprattutto da parte dei minori che sono stati costretti ai lavori forzati in Libia. Molti migranti fuggono da contesti di guerra, sia riconosciuti che non riconosciuti dalla comunità internazionale.