NAPOLI- La Corte di Appello di Napoli ha confermato le condanne a cinque anni e quattro mesi per il presunto boss Agostino Sangermano e a quattro anni e otto mesi per Giovanni Minichini. Entrambi erano accusati di detenzione di armi abusiva e ricettazione aggravata dal metodo mafioso. Durante il processo di secondo grado, il sostituto procuratore generale Vincenzo D’Onofrio ha ribadito le richieste di condanna, mentre le difese dei due imputati hanno cercato di contestare le accuse.
Il fatto risale al 3 novembre 2022, quando le forze dell’ordine avevano fatto irruzione nelle abitazioni di Sangermano e Minichini, trovando armi clandestine in entrambe le residenze. Le armi erano rubate e con la matricola abrasa, e i due imputati avevano scelto il rito abbreviato per il processo.
La difesa aveva chiesto di unire il processo per le armi a quello principale sull’associazione mafiosa, ma la richiesta è stata respinta dalla Corte. Durante l’udienza, sono emerse diverse argomentazioni da entrambe le parti, ma la sentenza è stata rinviata alla settimana successiva.
Il caso di Sangermano e Minichini solleva interrogativi sulle connessioni con il clan mafioso e sulla data di nascita del presunto sodalizio criminale. La difesa ha sottolineato che non esistevano prove concrete di un clan Sangermano prima del 2016, e ha contestato l’accusa di associazione mafiosa.
La sentenza definitiva è attesa per i prossimi giorni, mentre i due imputati dovranno affrontare le conseguenze delle loro azioni davanti alla giustizia.