Il processo che vede alla sbarra due membri del commando responsabile del rapimento e dell’omicidio di Gelsomina Verde durante la faida di Scampia ha scosso Napoli e portato alla luce un lato oscuro della criminalità organizzata. Il pm antimafia Maurizio De Marco ha parlato di un marchio indelebile di ignominia sulla coscienza del clan Di Lauro, sottolineando la gravità dell’azione compiuta dai due imputati, Luigi De Lucia e Pasquale Rinaldi, alias “o Vichingo”.

Secondo l’accusa, Gelsomina Verde è stata prelevata e portata nel luogo dove è stata uccisa brutalmente da tre persone, di cui due sono gli attuali imputati in possesso dell’arma del delitto. Il movente dietro questo atroce crimine era la convinzione errata del gruppo criminale che la ragazza avesse informazioni su Gennaro Notturno, detto “’o sarracino”. Nonostante le smentite di Gelsomina, i sicari hanno deciso di ucciderla e bruciare il suo corpo all’interno dell’auto.

La famiglia Di Lauro, cercando di rimediare alla macchia indelebile lasciata dall’omicidio di Gelsomina, ha offerto una somma considerevole alla famiglia della vittima. Tuttavia, nessun denaro potrà cancellare l’orrore di quanto è accaduto e la giustizia dovrà fare il suo corso per punire i responsabili di questo terribile crimine. La lotta contro la criminalità organizzata continua, con la speranza che episodi come questo non si ripetano mai più.

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