Un militare napoletano contrasse l’epatite C durante una trasfusione di sangue e morì di cirrosi epatica. Dopo quasi vent’anni di battaglie legali, una sentenza della Corte di Cassazione ha riconosciuto che si tratta di un caso di malasanità e ha assegnato ai familiari della vittima un risarcimento di un milione di euro. Gli avvocati che hanno rappresentato gli eredi del militare definiscono questa sentenza epocale e sottolineano l’importanza di questa decisione per la tutela dei diritti dei pazienti e la responsabilizzazione delle strutture sanitarie. La storia risale agli anni Ottanta, quando il militare subì un intervento chirurgico d’urgenza e quattro trasfusioni di sangue. Vent’anni dopo, iniziarono a manifestarsi i sintomi dell’infezione da epatite C, che portarono alla sua morte nel 2005. Dopo aver ottenuto un’indennità prevista dalla legge per i soggetti colpiti da sangue infetto, i familiari intrapresero una lunga battaglia legale che ha trovato finalmente giustizia con la sentenza della Cassazione. Questa decisione ha aperto nuove prospettive nel campo della giustizia sanitaria e ha stabilito che la prescrizione per il risarcimento dei danni non decorre dal momento del fatto lesivo, ma dall’insorgenza della patologia.

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