Il caso dell’ospedale San Giovanni Bosco è stato al centro di un’indagine che ha portato all’arresto di dodici esponenti di spicco della cosca fondatrice dell’Alleanza di Secondigliano. Grazie alle rivelazioni del pentito Teodoro De Rosa, è emerso un quadro sconcertante delle commistioni tra medici e paramedici dell’ospedale e il clan Contini.

Si è scoperto che il boss Patrizio Bosti ha utilizzato un’ambulanza per fuggire durante la sua latitanza dall’ospedale, mentre un altro membro del clan ha ottenuto un trapianto di fegato saltando la lista di attesa. Inoltre, una dottoressa redigeva falsi certificati per detenuti anche in carcere, e medici segnalavano persone decedute per favorire il business delle pompe funebri.

Il direttore generale dell’Asl Napoli 1 ha dichiarato che si sta lavorando per riportare la legalità nell’ospedale, ma le rivelazioni dell’ordinanza fanno pensare che si sia in ritardo. Anche il presidente della Regione Campania ha sottolineato l’impegno nel contrastare la presenza della camorra nell’ambiente sanitario.

Le testimonianze dei collaboratori di giustizia hanno svelato un sistema ben collaudato di corruzione e illegalità all’interno dell’ospedale, con medici che favorivano il clan per interessi personali. È emerso che anche le microspie erano presenti, e riunioni illecite si tenevano all’interno della direzione sanitaria.

Inoltre, sono emersi casi di falsificazione di referti e ricoveri fittizi per favorire membri del clan, dimostrando la pervasività della criminalità organizzata nell’ambiente sanitario. È necessario un intervento deciso per ripristinare la legalità e garantire la sicurezza e l’onestà nell’assistenza sanitaria.

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