L’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. che distrusse le antiche città di Pompei ed Ercolano non portò alla morte di tutti i loro abitanti. Secondo lo storico e archeologo americano Steven L. Tuck, almeno 200 persone riuscirono a sopravvivere al terribile evento. Tuck ha basato la sua teoria sul fatto che alcuni resti sembravano essere spariti, come le “casseforti” svuotate, i cavalli e i carri scomparsi e le barche che sembravano essere svanite nel nulla.

Attraverso una lunga ricerca durata otto anni, Tuck è riuscito a trovare prove della sopravvivenza di queste persone in dodici paesi circostanti Pompei ed Ercolano. Gli abitanti sopravvissuti sembrano essere rimasti vicino alle loro città originarie, stabilendosi con altri superstiti e facendo affidamento sulle reti sociali ed economiche già esistenti.

Secondo Tuck, gli imperatori romani Tito e Domiziano fornirono aiuti economici alla regione campana distrutta dall’eruzione, contribuendo alla ricostruzione delle città e forse aiutando le famiglie che erano riuscite a fuggire in tempo. L’eruzione non fu improvvisa, ma progressiva, dando alle persone almeno qualche ora per mettersi in salvo.

Questa nuova prospettiva sulla tragedia di Pompei ed Ercolano ci fa riflettere sulla resilienza e sulla solidarietà umana in situazioni di emergenza, dimostrando che anche nelle circostanze più disperate, alcune persone riescono a trovare la forza per sopravvivere.

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