Stephan Ernest Schmidheiny è stato condannato in appello a 3 anni e 6 mesi per omicidio colposo legato alla morte di Antonio Balestrieri. L’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, ha commentato che la sentenza d’appello ha portato un po’ di conforto dopo la delusione del primo grado. Si auspica che la Corte di Cassazione confermi questa condanna per rendere giustizia alle vittime e alle loro famiglie. È stata anche confermata la richiesta di risarcimento del danno da parte dell’ONA assistita dall’avvocato Flora Abate.
Il processo ha evidenziato l’uso dell’amianto senza precauzioni, senza confinamento e con lavoratori ignari e privi di mezzi di protezione. L’amianto veniva scaricato dalle navi in sacchi di juta non sigillati, senza che i lavoratori fossero a conoscenza del rischio. Gli operai si ammalavano di asbestosi e mesotelioma a causa della polvere di amianto nei polmoni. Le morti si susseguivano, sia tra gli operai che tra i loro familiari esposti alla polvere.
La storia giudiziaria dell’imprenditore svizzero è controversa, con condanne e assoluzioni in processi precedenti legati al disastro ambientale causato dall’amianto. Durante il processo Eternit, emersero gravi negligenze e mancanza di misure di sicurezza che portarono a condanne pesanti. Tuttavia, in seguito, alcune condanne furono annullate per prescrizione del reato.
Durante il processo Eternit bis, è emersa la terribile condizione in cui lavoravano gli operai, costretti a coprirsi la bocca con fazzoletti per mancanza di mascherine. Gli avvocati della difesa hanno cercato di smontare le accuse, sostenendo che all’epoca non si conosceva bene la pericolosità dell’amianto.
L’associazione ha creato un’app per segnalare siti contaminati, cercando di prevenire futuri disastri legati all’amianto. La lotta per la giustizia continua, nella speranza di evitare tragedie come quelle vissute dagli operai e dalle loro famiglie.