La città di Caivano è stata al centro di un vero e proprio scandalo che ha coinvolto strade, rifiuti, cimiteri e l’edilizia scolastica. Il libro nero redatto dall’ex assessore ai lavori pubblici Carmine Peluso ha svelato un sistema di corruzione che coinvolgeva politici, boss locali e imprenditori. Le tangenti diventavano “roccobabà”, i voti erano pagati cento euro a testa e il cimitero era considerato una “terra di nessuno”.

Peluso, finito in cella per storie di tangenti e accordi con il clan locale, ha collaborato con la giustizia e ha raccontato come funzionava il sistema di corruzione a Caivano. Le accuse riguardano gare e appalti truccati a favore di alcune aziende che pagavano tangenti per ottenere i lavori pubblici. I soldi finivano principalmente al boss Antonio Angelino, capo del Parco verde di Caivano.

L’ex assessore ha anche parlato di come il clan controllava la società dei rifiuti, la Green Line, e come minacciava politici e funzionari pubblici per ottenere ciò che voleva. Anche il cimitero era soggetto a richieste estorsive da parte del boss Angelino, che pretendeva di ottenere una edicola funeraria con cinque loculi.

Il sistema di corruzione a Caivano ha coinvolto diverse aree, dalla manutenzione delle strade alla gestione cimiteriale, dall’edilizia scolastica alla raccolta dei rifiuti. Grazie alle rivelazioni di Peluso, la Procura di Napoli ha avviato un’inchiesta che ha portato all’arresto di presunti boss, ex politici e amministratori coinvolti nel sistema di corruzione.

Il caso di Caivano ha svelato l’estensione della corruzione e del malaffare nella gestione dei servizi pubblici e ha portato il governo a intervenire con un decreto che sblocca trenta milioni di euro per il rilancio della città. Si spera che queste misure possano contribuire a ripulire Caivano e a restituire dignità e trasparenza alla gestione pubblica.

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