Bomba contro un ristorante, condanna bis per i mandanti di un raid consumato a Firenze il 23 febbraio del 2021. La Corte di appello del capoluogo toscano ha confermato la condanna a 4 anni di reclusione per Luigi Vicidomini e Mario Tortora, così come i 3 anni per Marco Iannone. I tre imputati sono di Nocera Inferiore e sono accusati dalla Dda di Firenze di aver assoldato due persone (già condannate in altro procedimento), per piazzare un ordigno contro l’attività commerciale. Per i tre cade, tuttavia, l’aggravante dell’agevolazione mafiosa. L’accusa collocava i tre all’interno di un’organizzazione mafiosa, nota come “Quelli di Piedimonte”, in contrapposizione a quella dei fratelli Michele e Luigi Cuomo. Per il tribunale non si trattò del raid di un clan di camorra, insomma. Per comprendere le valutazione dei giudici servirà attendere il deposito della sentenza. Stando alle accuse, Tortora avrebbe recuperato l’esplosivo mentre Vicidomini avrebbe finanziato l’operazione, con l’avallo di Iannone. A far esplodere materialmente la bomba furono due ragazzi di Nocera, già condannati nell’ambito di un’altra inchiesta.
L’ordigno fu fatto esplodere alle 4 di notte, in via Leopolda Gabbugiani a Firenze, contro il ristorante di Luigi Cuomo, “Pizza, Cozze & Babà”. L’azione intimidatoria rappresentava – per la Dda – l’ennesimo atto di aggressione contro i fratelli Luigi e Michele Cuomo, ritenuti avversari da spodestare per il controllo del territorio nocerino. Nel collegio difensivo c’erano gli avvocati Francesco Vicidomini, Giuseppe Della Monica, Giovanni Pentangelo, Mario Gallo, Giovanni Annunziata e Pierluigi Spadafora. Le indagini si svilupparono dopo che la Procura acquisì una serie di messaggi criptati e scambiati grazie alla tecnologia “Sky Ecc” – svelata dagli inquirenti francesi in collaborazione con l’Antimafia – dai quali fu poi possibile ricostruire tutte le fasi dell’operazione. Tra queste, il recupero dell’ordigno in un appartamento di Castel San Giorgio e la disponibilità di “gente armata”, da utilizzare nel caso qualcosa fosse andato storto. I tre imputati parlavano tra loro utilizzando dei “nomignoli”. Lo scambio di messaggi svelò anche le fasi del reclutamento di chi doveva recarsi a Firenze, poi, per far esplodere i due piccoli ordigni. Furono scelti due giovani che – sempre secondo le accuse – furono ricompensati con del denaro contante. L’esplosione della bomba fu ripresa dalle telecamere di sicurezza, in strada. L’attentato diede inizio alle indagini dell’Antimafia, facendo emergere la rivalità tra il gruppo dei Cuomo e quelli di Piedimonte, il quartiere della città di Nocera Inferiore. La bomba fu solo uno degli ultimi atti criminali che caratterizzò la rivalità tra i due gruppi di Nocera.