Nella zona di via Corree di Sotto e via San Rocco, si stima che circa un centinaio di famiglie abbiano installato pozzetti per contenere i liquami fognari delle proprie abitazioni, secondo quanto riportato dalla polizia municipale. Tuttavia, molte altre famiglie, quasi cento, non hanno mai preso provvedimenti in tal senso. Nonostante siano passati quasi cinque anni dalle prime diffide dei vigili urbani e dalle denunce presentate alle autorità giudiziarie, il problema dell’inquinamento dell’alveo dei Camaldoli persiste.

I controlli, avviati in seguito a un blitz dei carabinieri del Noe, si sono interrotti più di due anni fa e chi è in regola ora esprime il proprio malcontento. Alcuni residenti lamentano di aver dovuto sostenere costi aggiuntivi per l’installazione di pozzi e vasche, nonostante sulle licenze rilasciate dal Comune fosse indicata la presenza di un sistema fognario. Inoltre, non tutti gli abitanti sono stati soggetti ai controlli comunali, mentre altri continuano a scaricare abusivamente nel canalone nonostante abbiano realizzato le vasche.

L’avvocato Oscar Pisani sottolinea l’ingiustizia di una situazione che ha costretto i residenti a sopportare costi elevati per adeguarsi alle normative, senza che il Comune abbia fornito una soluzione concreta. L’alveo dei Camaldoli, diventato un collettore di scarichi abusivi, rappresenta un problema ambientale grave che richiede interventi urgenti.

Il piano triennale delle opere pubbliche dell’amministrazione cittadina prevede la realizzazione delle fogne in quella zona di Marano, ma al momento non sono noti i tempi e le specifiche del progetto. È necessario agire rapidamente per risolvere una situazione che ha causato danni ambientali e disagi agli abitanti del quartiere.

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