Nel gennaio scorso si è conclusa l’ultima fase ufficiale dell’inchiesta sull’omicidio di Angelo Vassallo, sindaco pescatore. Il colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo è stato convocato dalla procura di Salerno, un anno e mezzo dopo il decreto di perquisizione emesso nell’estate del 2022. L’interrogatorio, durato undici ore, ha portato a una nuova certezza per gli inquirenti: non solo concorso in omicidio volontario, ma anche premeditazione e fine camorristico. Dopo quella lunga giornata, è calato il silenzio ma sono emersi nuovi elementi probatori per chiarire la posizione degli indagati.

Secondo la procura di Salerno, il movente dell’omicidio sarebbe legato al traffico di droga, poiché Vassallo avrebbe scoperto un giro di spaccio all’ingrosso nella zona. Tra gli indagati, oltre a Cagnazzo, figura anche Lazzaro Cioffi, un altro carabiniere coinvolto in passato in reati legati alla droga. La pista del brasiliano Bruno Humberto Damiano, unico iscritto nel registro degli indagati per l’omicidio, si è rivelata falsa.

La collaborazione con la Dda di Napoli ha arricchito l’inchiesta negli ultimi due anni, ma è importante ricordare che è nata dagli errori commessi inizialmente, come l’inquinamento della scena del crimine. Non sono stati effettuati rilievi del dna né è stata trovata l’arma del delitto. L’indagine si è concentrata su chi potesse aver avuto contatti con Vassallo prima della sua morte, ma finora senza risultati concreti.

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