Accusato di aver utilizzato un cellulare all’interno del carcere ma all’interno non era stata trovata alcuna sim. Questo il motivo per cui il giudice del tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha prosciolto un giovane detenuto di Sessa Aurunca.

Il detenuto era stato indagato dopo una perquisizione all’interno del reparto Danubio della casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere. Nel corso dell’attività venne trovato, all’interno della sua cella, uno smartphone di ultima generazione con cui – questa l’ipotesi accusatoria – avrebbe intrattenuto contatti con l’esterno.

Ma all’interno del telefono non è mai stata rinvenuta una scheda sim che avrebbe avvalorato tale ipotesi. Una circostanza fatta notare dal difensore dell’imputato, l’avvocato Angelo Librace, che ha invocato la pronuncia di una sentenza di non luogo a procedere per non aver commesso il fatto. Le argomentazioni del difensore hanno fatto breccia nel giudice che ha accolto la richiesta e prosciolto l’imputato in sede predibattimentale.

È importante sottolineare come la mancanza di prove concrete abbia portato alla decisione di non procedere con il processo nei confronti del detenuto. Questo caso evidenzia l’importanza delle prove tangibili e della corretta procedura legale per garantire la giustizia e la tutela dei diritti di ogni individuo, anche in situazioni delicate come quella della detenzione.

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