Il biodigestore di Chianche si trova al centro di una controversia legale che si avvicina al momento decisivo davanti al Consiglio di Stato. Dopo che il Tribunale amministrativo regionale ha accolto il ricorso dei Comuni, chiedendo che la procedura venga sottoposta alla Valutazione di impatto ambientale (Via), ora spetta al massimo organo giurisdizionale decidere sul futuro dell’impianto.

La Regione Campania ha presentato un ricorso dopo che il Tar ha fermato i lavori per la realizzazione dell’impianto di trattamento anaerobico della frazione umida della raccolta differenziata. Anche l’Asl di Avellino ha deciso di intervenire nel processo legale. I Comuni coinvolti sono Altavilla Irpina, Tufo, Santa Paolina, Montefusco e Petruro Irpino.

Il Tar ha evidenziato la presenza di elementi critici legati all’attivazione dell’impianto e ha sottolineato che l’area in questione è parte della “Rete Ecologica” e classificata come zona di produzione agricola di alta qualità, in particolare per la produzione del Greco di Tufo Docg. Inoltre, il passaggio da un impianto aerobico a uno anaerobico è stato criticato per la qualità inferiore del compost prodotto e per il rischio di contaminazione del terreno e delle piante.

Il Tar ha anche evidenziato i problemi di inquinamento già presenti nella zona e ha sottolineato che la valutazione ambientale non ha tenuto conto degli impatti sull’ambiente circostante e sulle attività agricole di pregio, come la produzione vinicola del Greco di Tufo.

La prossima settimana il Consiglio di Stato dovrà pronunciarsi sul futuro del biodigestore di Chianche, decidendo se confermare la decisione del Tar di bloccare i lavori.

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