NAPOLI. Venti di faida a Ponticelli, dopo qualche settimana di tregua apparente le acque a Napoli Est tornano a farsi più agitate che mai. Dopo la sfilza di stese e agguati dei mesi scorsi, nel primo pomeriggio di ieri si è consumato un nuovo spargimento di sangue.

L’agguato è scattato poco dopo le 14 all’incrocio tra via Guido Della Valle e via Miranda. Ad avere la peggio il 31enne Mario Liguori, centrato da almeno tre colpi di pistola all’addome e alle gambe mentre si trovava alla guida della propria auto.

Il pregiudicato è stato poi subito accompagnato da un parente che si trovava nei paraggi al pronto soccorso dell’Ospedale del Mare, dove è stato sottoposto a un lungo e delicato intervento chirurgico. Le sue condizioni sono adesso gravi, tanto che la prognosi non è stata ancora sciolta, ma non in pericolo di vita.

Le indagini sul caso sono intanto condotte dai poliziotti della Squadra mobile e del commissariato Ponticelli, che stanno cercando di risalire agli autori dell’efferato tentato omicidio. Gli investigatori sembrano comunque avere pochi dubbi sulla matrice mafiosa del raid.

Mario Liguori ha alle spalle diversi precedenti (droga, truffa e resistenza a pubblico ufficiale), ma nessuno per associazione mafiosa. Il 31enne è però imparentato con il rad Ciro Naturale, alias “’o mellone”, tra gli ultimi reggenti del clan De Micco, ma attualmente detenuto. Lo stesso Naturale alcuni mesi fa è scampato a un agguato, salvo poi finire in manette.

Tornando invece al raid di ieri pomeriggio, la polizia sta cercando di capire se sia trattato di un tentativo di epurazione interna e, dunque, Liguori fosse entrato in rotta di collisione con qualche esponenti dei “Bodo” o si sia trattato di un attacco dei rivali del clan De Lucca Bossa. Quest’ultima ipotesi viene però al momento battuta con scarsa convinzione, visto che il clan è stato decimato da numerose retate messe a segno nel giro di una manciata di anni.

I casi irrisolti intanto continuano ad allungarsi. La procura antimafia ha recentemente messo nero su bianco che Emanuele Pietro Montefusco sarebbe stato ucciso per una vendetta trasversale nei confronti del fratello Salvatore detto “Zamberletto” e ne spiegano il retroscena. Aggiungendo, altra frase importante: «Data l’estraneità della vittima agli attuali scenari di criminalità organizzata».

Facciamo un po’ di chiarezza sui primi sviluppi nell’inchiesta sull’omicidio del venditore ambulante di calzini, con vecchi precedenti di polizia, sempre lontano dagli ambienti dei clan di Ponticelli, tenutosi a distanza anche dagli affari del fratello “Zamberletto”, un ex   Sarno che da almeno 18 mesi si era conquistato spazi autonomi nel malaffare nel rione De Gasperi.

Arrestato ad agosto con il figlio e un presunto complice in una storia di usura con il metodo mafioso, è considerato il ras dell’”isolato 17”, base logistica dell’ultimo gruppo di camorra sorto nel quartiere. Emanuele Pietro Montefusco era il fratello più grande, di due anni, di Salvatore, ma non frequentava il clan, tant’è vero che lavorava come ambulante.

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