Un’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia ha portato alla luce una serie di attività criminali condotte dal clan di Pagani Fezza-De Vivo, collegato all’ex sicario della Nuova Famiglia Rosario Giugliano. Sono ben 29 le persone coinvolte che rischiano di finire sotto processo. L’indagine ha portato alla luce una serie di episodi legati a estorsioni, armi da guerra, incendi, pestaggi e traffico di droga, emersi grazie all’analisi dei telefoni criptati in possesso dei membri del clan.
Tra gli episodi più gravi, vi è il tentativo di estorsione ai danni di Gambardella Cash a Pagani, con l’utilizzo di una bomba e l’incendio di un autocarro. Questo episodio ha coinvolto diversi membri del clan, tra cui Andrea De Vivo e Francesco Fezza. Inoltre, è emerso che il clan aveva come obiettivo l’estromissione di Antonio D’Auria Petrosino dal territorio, arrivando anche a aggredirlo fisicamente.
L’inchiesta ha anche portato alla luce episodi di estorsione ai danni di altre aziende, come la conserviera La Regina di San Marzano sul Sarno, una ditta di onoranze funebri e una società di videoslot. Inoltre, il clan è accusato di traffico di droga, con la vendita di cocaina a 40 euro al grammo e l’acquisto di un chilo della stessa sostanza.
Inoltre, il gruppo è stato accusato di possesso di armi pericolose, tra cui pistole e due kalashnikov. Un capitolo a parte è dedicato al tentato omicidio dell’ex pentito Carmine Amoruso, per il quale Giugliano avrebbe coinvolto almeno cinque persone.
L’inchiesta ha portato alla luce un quadro allarmante delle attività criminali condotte da questi clan, dimostrando ancora una volta l’importanza del lavoro delle forze dell’ordine nel contrastare la criminalità organizzata.