La truffa ai concorsi pubblici: mediatori e raccomandazioni fasulle

La truffa ai concorsi pubblici sembra essere la nuova frontiera dell’illegalità. Mediatori e galoppini che si spacciano per avere conoscenze con i vertici dello Stato per favorire determinati candidati, dai concorsi della guardia di finanza a quelli dei vigili del fuoco. Un servizio ‘inesistente’ per il quale le famiglie dei partecipanti sarebbero disposte a pagare cifre esorbitanti, anche fino a 50mila euro, pur di garantire un posto ai propri figli.

I fatti risalgono al periodo tra il 2020 e il 2021, ma solo di recente la Procura ha concluso le indagini. Emergono le figure di Alessandro Pepe, 53enne di Recale, e Paride Bizzarro, 68enne di Marcianise, come principali mediatori. Pepe contatta le famiglie dei candidati sostenendo che senza una raccomandazione non avrebbero possibilità di successo nei concorsi. Bizzarro, invece, promette di influire sull’esito delle prove grazie a un presunto generale della guardia di finanza, chiedendo in cambio una bustarella di 50mila euro.

Le famiglie, pur di vedere i propri figli ‘sistemati’, si trovano a svuotare i propri conti e a contrarre debiti per pagare il presunto generale. Tuttavia, quando i risultati dei concorsi non sono favorevoli, chiedono la restituzione dei soldi. In un altro caso, un’altra famiglia viene contattata da un sedicente generale, Domenico Di Maio, che cerca di estorcere denaro per un presunto aiuto nel concorso.

La Procura ha chiuso le indagini e gli indagati rischiano l’accusa di traffico di influenze. Oltre ai mediatori, anche i familiari dei candidati sono stati iscritti nel registro degli indagati. La truffa ai concorsi pubblici mette in luce un’ombra di illegalità che mina la credibilità e la correttezza dei processi selettivi pubblici.

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