Le videochiamate dei detenuti per estorcere denaro, gli ordini impartiti ai membri dei clan sui territori e persino gli omicidi sono solo alcuni degli esempi di come le organizzazioni criminali continuano a operare anche dietro le sbarre. Questo è quanto emerge dall’inchiesta condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Salerno, che ha portato all’esecuzione di due misure cautelari nei confronti di due detenuti coinvolti in un giro di usura con tassi mensili fino al 60%.

Il segretario generale del S.PP. Aldo Di Giacomo ha sottolineato come l’uso diffuso dei telefonini all’interno delle carceri faciliti la comunicazione tra i detenuti e i membri delle organizzazioni criminali, permettendo loro di continuare a impartire ordini e minacce anche dietro le sbarre. Questo non solo incute paura nelle vittime dell’estorsione, ma scoraggia anche la collaborazione con le autorità.

Di Giacomo ha denunciato la mancanza di azioni concrete da parte dell’Amministrazione Penitenziaria e della politica nel contrastare questo fenomeno, sottolineando la necessità di inasprimento delle pene per i detenuti trovati in possesso di telefonini. La mancanza di interventi decisi ha portato a una riduzione significativa della collaborazione con le autorità, con solo una piccola percentuale di vittime disposte a denunciare estorsioni e crimini.

Questa situazione, oltre a generare indignazione e rabbia tra le vittime e i cittadini, è il risultato di un approccio troppo permissivo nei confronti dei detenuti e dell’impotenza dell’Amministrazione Penitenziaria nel contrastare l’uso dei telefonini all’interno delle carceri. È necessario agire con determinazione per garantire la sicurezza e la legalità, e per impedire che le organizzazioni criminali continuino a operare indisturbate anche dietro le sbarre.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui