La tragica morte di due squali volpe spiaggiati a Torre del Greco ha sollevato importanti questioni riguardo alla sostenibilità della pesca e alla protezione delle specie marine. I risultati dell’autopsia condotta dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno di Portici hanno svelato dettagli scioccanti che indicano un intervento umano nella morte di questi animali.

I due squali, trovati a La Scala, presentavano segni evidenti di pratiche di pesca non regolamentate: la coda legata a un corpo galleggiante e una lesione nell’area del cavo orale compatibile con l’infissione di un amo da pesca. Questi fatti confermano che gli squali sono stati catturati in modo non rispettoso delle normative vigenti.

In particolare, la squalo femmina, incinta di quattro cuccioli, ha suscitato ancora più emozioni, poiché la sua morte ha delle conseguenze ancora più gravi sulla popolazione di queste creature marine. Si ipotizza che gli squali siano stati catturati con il “palangaro”, un attrezzo di pesca non selettivo che può causare danni irreparabili alle specie marine, comprese quelle protette come gli squali.

Per cercare di capire meglio la situazione delle specie marine e l’impatto delle attività di pesca sull’ecosistema, i ricercatori del Dipartimento di Ecologia Marina Integrata della Stazione Zoologica Anton Dohrn hanno partecipato all’autopsia prelevando campioni per ulteriori studi. Questa collaborazione è fondamentale per proteggere le specie marine e garantire la sostenibilità della pesca nel nostro mare.

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