Un grave accordo per depistare le indagini sull’omicidio del sindaco pescatore Angelo Vassallo è stato portato alla luce. L’accusa principale riguarda il coinvolgimento del colonnello Fabio Cagnazzo, che avrebbe spinto la Procura di Salerno a seguire una falsa pista. Questo è quanto emerso dalle indagini che hanno portato all’arresto di quattro persone accusate di omicidio premeditato aggravato dalla complicità nel traffico di droga gestito dal clan Cesarano in Cilento.
Secondo l’Antimafia salernitana, i quattro indagati avrebbero pianificato e organizzato l’omicidio di Angelo Vassallo, avvenuto il 5 settembre 2010 con nove colpi di pistola. I primi sopralluoghi sarebbero stati eseguiti da uno dei complici, mentre gli altri due si sarebbero assicurati che non ci fossero telecamere di videosorveglianza nel luogo del delitto.
La Procura di Salerno ha inoltre accusato il colonnello Cagnazzo di aver depistato le indagini, indirizzandole verso una falsa pista che coinvolgeva un presunto brasiliano e una lite con un albergatore. Tutto questo, secondo gli inquirenti, sarebbe stato fatto per coprire il traffico di droga organizzato dal clan Cesarano al porto di Acciaroli.
Dopo l’omicidio del sindaco Vassallo, il colonnello Cagnazzo avrebbe diffuso false informazioni sul coinvolgimento del brasiliano, sostenendo che fosse positivo al test dello stupefacente. Inoltre, avrebbe inventato l’esistenza di un gruppo Damiani coinvolto nel traffico di droga attraverso l’utilizzo di un gommone. Tutto questo per impedire che il sindaco ucciso potesse denunciare i fatti alle autorità competenti.
Questa vicenda riporta alla luce un intricato intreccio di interessi criminali e depistaggi, che hanno portato alla morte di un sindaco coraggioso e alla distorsione delle indagini da parte di chi avrebbe dovuto garantire la giustizia.