Pollica. La tragica storia dell’assassinio del sindaco Angelo Vassallo continua a suscitare interrogativi e sospetti. Prima della sua morte, Vassallo aveva manifestato chiaramente le sue preoccupazioni riguardo alla presenza di un’organizzazione criminale con modalità camorristiche nel territorio del Cilento. Aveva confidato al suo amico Domenico Vaccaro di temere per la sua vita e di essere determinato a contrastare l’eventuale infiltrazione della camorra nella zona.
Le parole di Vassallo, riportate nei verbali di Vaccaro e di un amico agente immobiliare, sono rivelatrici di una situazione di pericolo imminente. Il sindaco aveva visto e appreso cose che avrebbero potuto metterlo in grave pericolo, tanto da cambiare drasticamente le sue abitudini e vivere con la costante paura di essere eliminato. La sua determinazione nel contrastare l’ingresso della camorra nel Cilento era evidente, ma purtroppo non è riuscito a proteggere la sua stessa vita.
Le testimonianze e le rivelazioni dei suoi amici e familiari hanno contribuito ad alimentare sospetti e indagini sulle circostanze della sua morte. La figlia Giuseppina ha spinto per un’ulteriore indagine, raccontando ai carabinieri di conversazioni avute con il marito riguardo alle preoccupazioni del padre sul traffico di droga e sul suo desiderio di parlare con le autorità competenti.
L’assassinio di Angelo Vassallo è un episodio tragico che ha sconvolto la comunità di Pollica e ha messo in luce l’ombra della criminalità organizzata nel territorio. Le sue parole di avvertimento e di determinazione nel contrastare il male rappresentano un monito per tutti coloro che lottano contro la corruzione e la violenza. La sua memoria vive nei cuori di coloro che lo hanno conosciuto e ammirato, e la giustizia dovrà fare luce su quanto accaduto per dare pace alla sua anima e alla sua famiglia.