Pasquale Penta: il precursore della sessualità perversa

Prima che Freud facesse conoscere al mondo i suoi studi sulla sessualità, a Napoli un criminologo di origini irpine, amico di Lombroso, aveva già gettato le basi per una rivoluzione nel campo della psicologia. Pasquale Penta, nato a Fontanarosa nel 1859 e morto a Napoli nel 1904, si distinse per il suo lavoro pionieristico nell’ambito delle psicopatie sessuali.

Il suo giornale mensile, l’«Archivio delle psicopatie sessuali», fu un tentativo coraggioso di promuovere la conoscenza scientifica della sessualità, soprattutto delle sue forme patologiche. Collaborarono con lui i più grandi scienziati italiani e stranieri dell’epoca, affrontando argomenti considerati tabù in una società bigotta e ipocrita.

Penta si interessò in particolare al caso di Vincenzo Verzeni, noto come «lo strangolatore di donne» della bergamasca, e pubblicò uno studio su di lui nel 1896. La sua rivista affrontava temi come la presenza di perversioni nella letteratura, il legame tra genio artistico e pratiche sessuali particolari, e le testimonianze di individui considerati “anomali” e “morbosi”.

Tuttavia, nonostante il successo di pubblico e le vendite soddisfacenti, la rivista durò meno di un anno a causa delle pressioni politiche e religiose che la bollarono come “pornografia scientifica”. Penta fu costretto a chiudere, ma continuò ad indagare sulle perversioni e a sostenere le tesi di Freud all’università.

Oggi, a distanza di 120 anni dalla sua morte, si torna finalmente a parlare di Pasquale Penta, riconoscendogli il merito di essere stato un pioniere nella lotta contro i pregiudizi e gli eccessivi pudori della società del suo tempo. La sua figura, troppo a lungo dimenticata, merita di essere rivalutata per il suo impegno scientifico e l’avanguardia dei suoi studi sulla sessualità perversa.

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