La morte di Arcangelo Correra, avvenuta a Napoli nella notte tra venerdì e sabato, ha scosso profondamente la comunità locale. La pistola con cui è stato sparato il colpo mortale non è stata trovata casualmente, come ha cercato di far credere Renato Caiafa, il giovane che ha ammesso di aver premuto il grilletto.

La gip del tribunale di Napoli, Maria Gabriella Iagulli, ha respinto la versione di Caiafa e ha disposto la sua incarcerazione per i reati di porto, detenzione e ricettazione dell’arma. Secondo la giudice, è evidente che Caiafa abbia portato in strada l’arma del delitto e non sia credibile l’ipotesi del ritrovamento casuale.

Il racconto di Caiafa, che sosteneva di aver trovato la pistola su una macchina parcheggiata da tempo, è stato smentito dalla magistratura. L’arma, clandestina e modificata, ha un alto valore di mercato e non sarebbe stata abbandonata casualmente per strada.

La gip ha evidenziato che le armi clandestine vengono spesso acquistate dalla criminalità organizzata e non vengono abbandonate dopo l’uso. Sono armi difficilmente riconducibili ai loro proprietari e possono essere utilizzate per commettere numerosi crimini.

La morte di Arcangelo Correra è un tragico evento che ha messo in luce il pericolo rappresentato dalle armi illegali e la necessità di combattere il traffico illegale di armi da fuoco. La giustizia dovrà fare il suo corso per fare luce sulla vicenda e assicurare che i responsabili vengano puniti.

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