“Un movente per un delitto”: le parole di Kai Dausel, compagno di Silvia Nowak, sono state al centro dell’attenzione dopo il ritrovamento del cadavere della donna a Castellabate. Kai, l’unico indagato per l’omicidio della 53enne tedesca, ha respinto categoricamente l’ipotesi di un movente economico o passionale. Secondo lui, non aveva alcun interesse a uccidere Silvia, la quale era la persona con i soldi e non lui. Ha smentito anche l’ipotesi di gelosia, sostenendo che entrambi avevano perso interesse per la sessualità.
Kai ha chiesto che la Procura continui a indagare per scoprire il vero assassino di Silvia. Ha raccontato di aver trascorso il giorno della scomparsa con degli amici e di essere andato a dormire nel camper come faceva abitualmente. Ha spiegato di essersi preoccupato quando ha sentito abbaiare il cane anziano e di non aver mai avuto un alibi, credendo che la telecamera di sorveglianza avesse ripreso anche lui. Ha sottolineato che ciò che non gli manca di Silvia è la sua irrinunciabilità.
Le prossime ore potrebbero essere decisive per le indagini, con l’attesa dei risultati dei rilievi eseguiti dai carabinieri del Ris di Roma nella villetta di Ogliastro Marina. Resta ancora da chiarire cosa sia accaduto a Silvia Nowak e chi sia il responsabile di questo tragico evento.